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Resumen de Aménagement rural et gestion des ressources en eau dans la plaine du Fucino (massif des Abruzzes, Italie)

Ezio Burri, Marco Petitta

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    Nel 1875, con il drenaggio totale delle acque del lago Fucino e l’inizio delle attività di bonifica idraulica, l’ampia superficie derivata dall’originario alveo lacustre viene destinata, come da progetto, ad una intensiva attività agricola. La riforma, attuata nel 1951 dopo l’esproprio dell’intero possedimento Torlonia, comporterà la ricomposizione fondiaria delle originarie 29.000 particelle esistenti, su una superficie di 11.050 ha. Vennero così create più 9.000 particelle ed assegnate, nella maggior parte dei casi, ad ex-affittuari che già coltivano quelle terre. Se gli effetti positivi della riforma non hanno tardato a manifestarsi, con un notevole aumento del reddito netto, ad esempio, bisogna comunque rilevare che, secondo le più recenti tendenze, l’interesse dei coltivatori si è sempre più spostato, verso colture orticole più redditizie quali la carota, le insalate, il radicchio, il finocchio, il sedano ed altre. A questa soluzione concorrono circostanze favorevoli quali la resa unitaria molto elevata, l’abbondanza di mano d’opera a basso costo e di provenienza extra-comunitaria, la meccanizzazione delle pratiche colturali, l’aumentata capacità imprenditoriale degli agricoltori e la possibilità di ripetere due/tre cicli colturali sullo stesso terreno. Questa tendenza ha comportato due grossi problemi di natura ambientale con l’impiego massivo di pesticidi e fertilizzanti e una richiesta idrica che supera di gran lunga la disponibilità naturale. Le ultime indagini, rapportando il ciclo colturale degli ortaggi con l’utilizzo di alcuni pozzi hanno infatti evidenziato il preoccupante impatto dei prelievi irrigui sulle falde regionali, in termini di abbassamenti piezometrici.


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