Nelle «Pietre di Venezia� Ruskin già evocava le tele di Carpaccio e di Bellini, oggi custodite alle Gallerie dell�Accademia, per un�immagine documentata della policromia della città antica, quell�»Urbs picta� in cui murature e rivestmenti partecipavano in ugual misura all�articolazione delle facciate, grazie alle qualità fisiche e cromatiche dei mattoni, alle modalità di finitura dei giunti di malta, alle cromie vere e proprie e di cui sin dall�Ottocento si lamentava la frammentarietà, invocandone la conservazione. L�interesse per la Venezia pre-rinascimentale ha continuato per più di un secolo ad alimentare la ricerca sugli assetti decorativi e relative tecniche esecutive, con studi di tipo storiografico seguiti, a partire dalla fine degli anni Settanta, da ricerche tematizzate, indagini sui conti di fabbrica di cantieri storici e forme di ricognizione e schedatura delle superfici.
Affrontare il tema delle finiture delle superfici veneziane più antiche significa quindi, da un lato, beneficiare degli esiti delle ricerche precedentemente condotte ma anche l�onere di approfondire alcuni aspetti conoscitivi, senza trascurarne le possibili ricadute operative. Uno sviluppo auspicabile è la formulazione di un protocollo conoscitivo, progettuale e operativo, che abbia come referenti anche i risultati di alcuni interventi ritenuti esemplari, seppure ancora minoritari rispetto al tenore della consuetudine operativa.
In his work «Stones of Venice», Ruskin already evoked to Carpaccio�s and Bellini�s paintings, currently at the Gallerie dell�Accademia, in order to obtain a documented image of the poly-chromy of the ancient city, that «Urbs picta», whose walls and surfaces were equally responsible for the façade articulation, thanks to the physical and chromatical quality of the bricks, to the finishing of the mortar joints, to the true colours and. Since the nineteenth century, there has been complains about the fragmentary character of the remains of the surfaces, at the same time appealing to their preservation.
For longer than one century, the interest in the facies of Venice before Renaissance has provoked several researches about its decorative arrangements and techniques and historiographical studies, followed, since the end of the 70�s, by documentary research about topics such as the books account of the building workshops or the surveys and catalogues of the plaster surfaces.
Dealing with the most ancient Venetian surfaces means both making use of the results of the previous studies, but also enjoying the chance of going deeper into its knowledge, without neglecting any operative aspect. We pretend to contribute to a sort of cognitive, project and operative protocol, also referring to some model interventions, which are still regarded as exceptions in comparison to the operative habits.
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