Nel Codice dei beni culturali e del paesaggio ampio è lo spazio dedicato alla disciplina del piano paesaggistico. Nonostante che il quadro normativo sia profondamente mutato rispetto alla legge capostipite n. 1497 del 1939, tuttavia, anche la disciplina del Codice ripete molta parte dell’impostazione del passato centrata sulla nozione di paesaggio quale parte pregiata, ma limitata del territorio. Tale impostazione ha come principale implicazione il rischio che la pianificazione del paesaggio appaia materia attribuita alla competenza dello Stato e delle regioni con conseguente esclusione degli enti territoriali. Tale interpretazione merita di essere contrastata. Ad essa si oppone, infatti, il dettato della Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, ispirata ai principi di sussidiarietà e di partecipazione delle collettività coinvolte, nonché una recente elaborazione europea di soft law incentrata sul principio di coesione territoriale, economica e sociale. In realtà, lo stesso Codice contiene talune disposizioni che segnalano l’esigenza di coinvolgere anche gli enti territoriali nel processo di pianificazione paesaggistica.
© 2001-2024 Fundación Dialnet · Todos los derechos reservados