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Resumen de L'antico, il mondo cristiano, le ideologie, un problema storico nel Medioevo occidentale

Arturo Carlo Quintavalle

  • English

    The relation of Arnolfo’s art with the world of Antiquity is discussed in a wide–ranging introductory study by Arturo Carlo Quintavalle a study that seeks to establish exactly when the medieval world consciously posed itself the problem of the relation between its own art and that of Antiquity. The author begins by comparing and contrasting two different twentieth–century theories of this relation: the one headed by the Viennese School of History of Art (Wickhoff, Riegl, and Schlosser), which supported an uninterrupted relation between medieval artists and the art of Antiquity (continuity of figurative motifs and symbologies) and the other headed by E. Panofsky, who posited a radical breach between the two and shifted to the Renaissance the onset of a revival of Antiquity as model. So continuity versus interruption. Today the theory of continuity tends to prevail in art–historical studies, and is also shared by the author. Starting out from the transformations of cities and territory between the 4th and 6th century, he denies any presumed radical breach with the ancient world. Throughout the medieval period recourse to the antique had diversified motivations dictated by ideologies, cultural models, and political needs: it assumed different significances in the Christian world, in that of the Carolingian Renaissance, and in that linked to the Empire; the Church of Rome and the Holy Roman Empire proposed for example a diversified dialogue with the Antique, despite the apparent coincidence of references. The author further examines the distinction between the copy of an ancient work of art and its reuse in the medieval period and the different value they might have had, but argues that such distinctions are not culturally so clear–cut and are more or less blurred, at least at the level of meanings. These aspects are analyzed with examples taken from various classes of antiquities: sarcophagi, tombs, capitals, emblems of power, the reuse of images and figures with other meanings attached to them, and so on, with the aim of demonstrating how the reuse of original antiquities, or their remodelling, or the imitation of the antique, were all at the same level during this period, though at times assuming different meanings.

  • italiano

    Nel saggio l’autore affronta il rapporto dell’arte di Arnolfo con il mondo dell’Antico e cerca di stabilire in quale momento il mondo medioevale si pone coscientemente il problema della relazione fra la propria arte e l’Antico. Parte quindi dal confronto delle due diverse teorie novecentesche che facevano capo una alla Scuola Viennese di Storia dell’Arte (Wickhoff, Riegl e Schlosser), sostenitrice di un rapporto senza interruzioni degli artisti medioevali con l’Antico (continuità delle figurazioni e delle simbologie) e l’altra a E. Panofsky che spostava al Rinascimento il momento di una ripresa dell’Antico come un modello; continuità quindi rispetto a frattura. Oggi prevale negli studi la teoria della continuità, teoria condivisa anche dall’autore. Il saggio parte dalle trasformazioni delle città e del territorio tra il IV e il VI secolo, la cui analisi nega presunte gravi interruzioni con il mondo antico. Fino a tutto il Medioevo il ricorso all’Antico ha diversificate motivazioni dettate dalle ideologie, dai modelli culturali, dalle esigenze politiche: un conto è il significato che assume nel mondo cristiano, altro è quello della Rinascita carolingia, altro ancora quello legato all’Impero: la Chiesa di Roma e l’Impero propongono ad esempio, un dialogo con l’Antico diversificato, pur nell’apparente coincidenza di riferimenti.

    L’autore pone poi l’accento sul diverso valore tra la copia o il riuso di un pezzo antico in epoca medioevale chiedendosi se queste distinzioni fossero poi culturalmente così nette o se fossero invece più o meno sfumate almeno sul piano dei significati. Questi aspetti vengono analizzati con esempi presi dalle varie classi di antichità: i sarcofagi, le sepolture, i capitelli, gli emblemi del potere, le immagini e le figure riproposte con altri significati ecc., con lo scopo di dimostrare come, sia il reimpiego dei pezzi originali, sia la rilavorazione, che l’imitazione dell’antico fossero in quel periodo tutti sullo stesso piano, pur assumendo significati a volte diversi.


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