Il palazzo della Zecca di Milano ospitava la residenza dello zecchiere che raccoglieva una celebre quadreria già ammirata da Vasari. Il ciclo di affreschi è qui presentato per la prima volta nelle parti superstiti: un frammento di facciata esterna di mano del Bramantino e quattro affreschi «alla fiamminga» alternati a bestiari moralizzati e grilli. Il ciclo, databile al 1528-1529, sottende un messaggio di natura politica nel momento di crisi di Francesco II Sforza. Sono gli anni in cui la fazione sforzesca diventa partito imperiale sotto l’egida del Grancancelliere Mercurino Arborio di Gattinara, a cui alludono gli affreschi.
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