L’autrice attribuisce all’artista francese Simon Vouet un dipinto inedito, identificandone il soggetto in sant’Orsola e datandolo al soggiorno romano dell’artista nel 1625-1626, grazie ad un serrato confronto stilistico con la produzione coeva del pittore. L’attribuzione è confortata anche dal parere di numerosi specialisti. L’artista ricorre di frenquente, infatti, alla tipologia di volti giovanili inclinati e di profilo, che replica in numerosi disegni e dipinti autografi, che a loro volta offrono dei confronti utili al riconoscimento dell’autografia del dipinto. Tipica di Vouet, osserva l’autrice, è anche la rappresentazione della figura a mezzo busto su fondo scuro, modalità ricorrente durante il suo soggiorno romano, anni in cui ricorrono più numerosi motivi di riscontro. Il dipinto raffigura sant’Orsola, con la freccia strumento del suo martirio. Si tratta di un’iconografia spoglia ed insolita per questa santa, di norma circondata da un vasto apparato scenico. È la sant’Orsola caravaggesca a dare inizio ad un nuovo modo di rappresentazione della santa da cui derivarono molte delle sue immagini. Il quadro di Caravaggio, di proprietà di Marcantonio Doria, committente anche di molte opere di Vouet, si trovava a Genova, dove il pittore poté studiarlo da vicino. Vouet lasciò Genova nel 1621, però anche in seguito sono testimoniate almeno due spedizioni di grandi dipinti da Roma alla città ligure. In assenza di riscontri documentari, quella di un’eventuale committenza Doria non può che rimanere una ipotesi.
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