Scopo dell’articolo è proporre – con la forma della rassegna critica delle fonti, o literary review – una serie di temi ancora aperti, per indicare come sia effettivamente necessaria un’innovazione dei sistemi di gestione e ricerca dell’informazione, ma che sia profonda, equilibrata e scientificamente consapevole dei principi biblioteconomici. In particolare, è discusso il ruolo dei web-scale discovery service e dei discovery tool, inquadrando criticamente il loro accoglimento tra gli strumenti di mediazione della biblioteca.
Sono riassunte, anzitutto, varie considerazioni a favore dello sviluppo delle interfacce OPAC secondo alcuni principi riferibili al Web 2.0 e al semantic Web: estrema amichevolezza e usabilità, organizzazione interattiva e collaborativa, interoperabilità, granularità dei dati. È indagata, poi, la prospettiva dei discovery tool, proposti come nuovi strumenti rappresentanti il sistema ‘unico’ per la ricerca di tutte le risorse mediate da una biblioteca. Tale innovazione deve, però, puntare non solo alla trasformazione delle interfacce di interrogazione delle basi dati, ma anche a un nuovo modo di creare e organizzare i dati nelle basi stesse: secondo FRBR, RDF, linked data.
Sono, quindi, confrontate altre posizioni maggiormente orientate al rispetto dei principi biblioteconomici. È sottolineata l’importanza di mantenere la coerenza originaria delle risorse e l’autorevolezza della provenienza dei dati. Infine, sono proposte alcune riflessioni sui limiti dell’‘information discovery’, in quanto i nuovi sistemi non hanno, al momento, il rigore dell’information retrieval cui ci hanno abituato le banche dati, gli OPAC e altri strumenti di eguale affidabilità.
(Questo articolo è la seconda parte di un contributo più esteso. La prima parte è stata pubblicata sul numero 1/2015 della rivista)
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