Pur assistendo a un forte aumento della presenza di mercenari nelle file degli eserciti viscontei, gli anni di Luchino e dell�arcivescovo Giovanni furono caratterizzati dalla sopravvivenza dei tradizionali obblighi militari imposti alle popolazioni urbane e rurali. Il celebre decreto visconteo riportato da Galvano Fiamma, secondo il quale il populus era esentato dall�obbligo di occuparsi della guerra, ma avrebbe dovuto interessarsi solo alle sue pacifiche attività rurali, artigianali e commerciali, ha influenzato pesantemente tutta la storiografia successiva. Tuttavia, almeno fino al dominio di Gian Galeazzo gli obblighi militari da parte dei sudditi non cessarono affatto ma, semmai, furono più o meno stringenti in base alle esigenze e alle politiche dei signori, nonché ai rapporti, per lo più contrattuali, che essi stabilivano con le varie comunità. Attraverso l�analisi delle richieste signorili di contingenti armati alle città ed alle comunità del territorio è possibile esplorare l�evoluzione dello "stato visconteo", da semplice congregazione di singole entità territoriali, al tentativo di trasformalo in un organismo strutturato e quanto più uniforme. Tuttavia, il quadro che si presenta è particolarmente complesso, poiché, nel caso del codominio di Galeazzo II e Bernabò, due signorie avevano politiche e progetti divergenti sull�impiego militare dei cives e dei comitatini. Possiamo quindi osservare che, se ai tempi di Luchino e dell�arcivescovo Giovanni, i Visconti non erano ancora riusciti del tutto a strappare alle comunità il controllo della funzione militare, lasciando quindi ampi margini alla periferia del dominio nell�organizzazione e mobilitazione delle milizie, con Galeazzo II e soprattutto con Bernabò tali spazi furono erosi. Fino ad arrivare al progetto di Gian Galeazzo di creare una sorta di milizia unica in tutte le città del suo dominio.
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