La ripresa di interesse nei confronti della commedia plautina, a partire dal movimento arcaizzante di Frontone, è testimoniata anche da un’opera come i Collectanea rerum memorabilium di Solino (III secolo d.C.). Quest’ultimo infatti adopera singoli termini plautini (talora si tratta di parole che occorrono per la prima volta in Plauto e che poi sono attestate a partire proprio da Solino; in altri casi si tratta di termini plautini che, assenti nel latino classico, sono riaffiorati a partire dal II secolo d.C.); è poi possibile trovare anche echi di versi di commedie del Sarsinate in luoghi dei Collectanea. Spesso le reminiscenze, talora favorite anche da una certa analogia di contesto, riguardano le parti iniziali delle commedie; in alcuni casi si tratta di versi appartenenti addirittura alle prime scene, che erano quelle che dovevano rimanere maggiormente impresse nella mente del lettore (cfr., ad es., Plaut. Mil. 17-18 [ci troviamo nell’ambito del noto dialogo di apertura della commedia tra il parassita Artotrogo e il soldato Pirgopolinice] quoius tu legiones d i f f l a v i s t i s p i r i t u , / quasi v e n t u s folia aut peniculum tectorium, versi ripresi da Sol. 8, 6 Ara est in cacumine Iovi dicata, cuius altaribus si qua de extis inferuntur, nec d i f f l a n t u r v e n t o s i s s p i r i t i b u s nec pluviis diluuntur...). C’è da aggiungere anche la tendenza, da parte di Solino, a riecheggiare più volte versi di una stessa commedia plautina (è il caso, ad es., del Miles gloriosus e della Mostellaria). Occorre infine evidenziare come queste suggestioni plautine costituiscano un mezzo, del quale si serve Solino per variare, dal punto di vista formale, le sue fonti, in particolare Plinio il Vecchio, ma anche Pomponio Mela.
A renewed interest in Plautine comedy, beginning with the archaizing movement of Fronto, is also marked by a work such as Solinus’s Collectanea rerum memorabilium (third century ad). Solinus, in fact, makes use of single Plautine words-words that sometimes occur for the first time in Plautus and are not to be found again until they appear in Solinus, or in other cases, Plautine words missing in classical Latin that re-emerge in the second century ad. It is also possible to find echoes of lines from the comedies of Plautus in passages of Solinus’s work. The reminiscences, reinforced at times by a certain analogy of context, often regard the first parts of the comedies and, in some cases, are lines belonging to initial scenes which were to remain more deeply engraved on the reader’s mind. See, for example, the famous opening dialogue of the Miles gloriosus between Artotrogus, the sponger, and Pyrgopolinices, the soldier: ‘quoius tu legionesd i f f l a v i s t i s p i r i t u , | quasi v e n t u s folia aut peniculum tectorium’(Plaut. Mil. 17-18) and ‘Ara est in cacumine Iovi dicata, cuius altaribus si qua de extis inferuntur, nec d i f f l a n t u r v e n t o s i s s p i r i t i b u s necpluviis diluuntur’ (Sol. 8, 6). In addition, Solinus tends to repeatedly echo lines from a single Plautine comedy (as is the case with Miles gloriosus and Mostellaria, for instance). Finally, from a formal point of view, Solinus uses these Plautine traces as a means of varying his sources, most importantly Plinius, but also Mela.
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