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Poena iniustae appellationis e appelli temerari: contributo allo studio dell'appello in diritto romano

  • Autores: Stefano Liva
  • Localización: Studia et documenta historiae et iuris, ISSN 1026-9169, Nº 81, 2015, págs. 209-220
  • Idioma: italiano
  • Texto completo no disponible (Saber más ...)
  • Resumen
    • English

      The poena iniustae appellationis subject, a money fine that the judge ad quem could impose to the losing claimer, althougth frequently evoked, is always remained in the background of the studies directed to the appeal process in the Roman law. This, considering the few witnesses that we have regarding this subject, and the further difficulties originated from the hard to undestand relation between the penalty and the cautio de exercenda provocatione, bond that the judge a quo could ask to the claimer affecting the prosecution of the judgment. With this research we have tried to prove, through a methodical exposure of the literary, juristic and epigraphic sources, in which the poena appellationis is mentioned, the existence of a thread, along almost three centuries, than allows to border in a finite purview, that of the reckless appeals, the application of the punishment: this, and the other punishments that where considered to rule the call on the appeal process and discourage initiatives which would have burdened uselessly the administration of the justice, affected not every single losing claimer, but exclusively those who appealed with a manifestly unfounded or merely dilatory claim.

    • italiano

      Il tema della poena iniustae appellationis, sanzione pecuniaria che il giudice ad quem poteva comminare all'appellante soccombente, pur frequentemente evocato, è sempre rimasto sullo sfondo degli studi dedicati al processo d'appello in diritto romano. Ciò in ragione dell'esiguo numero di testimonianze di cui disponiamo a riguardo, e delle uteriori difficoltà suscitate dal rapporto, di non facile decifrazione, tra la pena e la cautio de exercenda provocatione, cauzione che il giudice a quo aveva la facoltà di richierdere all'appellante condizionandone la prosecuzione del giudizio. Con questa indagine si è cercato di dimostrare, attaverso un'esposizione ordinata delle fonti letterarie, giuridiche ed epigrafiche in cui è fatta menzione della poena appellationis, l'esistenza di un filo conduttore, lungo l'arco di quasi tre secoli, che consente di circoscrivere ad un ambito preciso, quello degli appelli tmerari, l'applicazione della pena: questa e le altre sanzioni pensate per regolamentare il ricorso al processo d'appello e disincentivare iniziative che avrebbero determinato un inutile appesantimento per l'amministrazione della giustizia, colpivano non ogni appellante soccombenete, ma soltanto chi avesse proposto un'impugnazione manifestamente infondata o merarnente dilatoria.


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