The complexity of the connection between science and trial is destined to increase with reference to neuroscience, characterized by a scope of application entirely superimposable to the one of criminal inspection, with the consequent difficulty to provide for falsificationist verification. Regardless of the “scientificity” of the method, the neuroscientific perspective could possibly stand in contrast with the judicial system, with reference to the limit of selfdetermination guaranteed by the article 188 of the Italian Code of Criminal Procedure. It is essential to avoid that the neuroscientific knowledge replaces the one of the judge, for its method has to be verified through the falsificationist activity of the opposition. That’s the only way the judge can keep its judgement function unchanged without having to proceed to undue abdications in favour of scientistic theories with some neopositivistic echoes.
La problematicità del rapporto tra scienza e processo è destinata ad acuirsi con riferimento alle neuroscienze. Queste, infatti, si caratterizzano per un campo di azione perfettamente sovrapponibile a quello dell’accertamento penalistico, con conseguente difficoltà di provvedere a momenti di verifica falsificazionista. Ma, anche a prescindere dalla “scientificità” del metodo, la prospettiva neuroscientifica evidenzia momenti di “crisi” con l’ordinamento, avuto riguardo al limite di autodeterminazione tutelato dall’art. 188 c.p.p. Occorre, peraltro, tenere alta la guardia rispetto al pericolo che il sapere neuroscientifico si sostituisca a quello del giudice, dovendo lo stesso, sul piano del metodo, essere verificato attraverso l’attività confutazionista del contraddittorio. Solo così il giudice può mantenere inalterata la sua funzione di giudizio e non procedere a indebite abdicazioni in favore di teorie scientiste con “ritorni” di deriva neopositivistica.
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