Il 'pulvis et umbra' oraziano in alcuni poeti latini tardoantichi

• Autores: Elena Castelnuovo
• Localización: Acme : annali della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Milano, ISSN 0001-494X, Vol. 68, Nº. 1, 2015, págs. 179-212
• Idioma: italiano
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    Has the Horatian statement 'pulvis et umbra sumus' ("Carm". 4.7.16) left his mark on later poets? his paper aims to analize the influence of such a verse on three authors from Late Antiquity: usonius, Paulinus of Nola and Venantius Fortunatus. They re-fer to the model in different ways: if usonius simply borrows the verse from Horace, Paulinus, instead, quotes the terms 'pulvis et umbra' adding 'sine Christo', in order to point out the divergence between pagan view and his new oncept of life after the conversion. Moreover, echoes from the Scriptures in Paulinus and enantius’ passages give new meanings to their texts by the encounter between classical and iblical tra-dition. An appendix deals with the text of the Psalter which Paulinus probably knew.

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    L’affermazione di Orazio 'pulvis et umbra sumus' ("Carm". 4.7.16) ha lasciato un’impronta nei poeti successivi? Scopo dell’articolo è analizzare l’influenza di un tale verso su tre autori ardoantichi: Ausonio, Paolino di Nola e Venanzio Fortunato. Essi si rifanno al modello in modi differenti: se Ausonio si limita a riprodurre il verso di Orazio, Paolino, invece, riprende i termini 'pulvis et umbra' aggiungendovi 'sine Christo', per mettere in luce la diversità fra la visione pagana e la sua concezione di vita rinnovata dalla conversione. Inoltre, echi dalle Scritture nei due assi i Paolino e di Venanzio portano a una ricchezza di significa-to dovuta all’incontro fra la radizione lassica e quella biblica. Un’appendice tenta di rispondere alla domanda su quale testo del alterio conoscesse Paolino.