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Resumen de Another artworld is possible

Filippo Focosi

  • English

    There’s no doubt, Leibniz was wrong: this is not the best of all possible worlds. In the past, men found consolation in artworks which, with their beauty, profundity and inventiveness, made it possible to imaginatively escape from, or discover a deeper meaning in, the real world. But in our current troubled times, art no longer comforts us. Damien Hirst’s diamond encrusted skulls and Maurizio Cattelan’s child-like mannequins are supposed to embody the best contemporary artistic reflections on life and death, while Jeffrey Koons’ balloon dogs or Michelangelo Pistoletto’s Third Paradise claim to offer intelligent amusement or prompt spiritual elevation. And the worst thing is that such poor (in terms of the formal imagination employed and, as a consequence, of the meaning conveyed) works are featured in the most important exhibitions, sold at crazy prices, celebrated in critical reviews and philosophical books. What might we do, as aestheticians, to reverse this trend, to make the world we inhabit, if not the best of all possible worlds, at least artistically better than now? I’ll try to show that only an aesthetic definition of art, properly re-shaped in light of recent discussions, can do this job, by offering us criteria of classification that also have normative force.

  • italiano

    Non c’è alcun dubbio, Leibniz si sbagliava: non viviamo nel migliore dei mondi possibili. In passato, l’arte perlomeno forniva all’uomo consolazione sotto forma di opere che, con la loro bellezza, profondità e inventività, suggerivano vie d’uscita dalla realtà o dischiudevano nuovi orizzonti. Ma ai nostri giorni, non ci è più possibile trovare conforto nell’arte, specie se ci immergiamo nel mondo delle arti visive, dove a dominare incontrastate il mercato, a ricevere le più entusiastiche recensioni critiche e a stimolare l’interesse dei filosofi sono opere davvero povere d’immaginazione formale e, conseguentemente, di contenuto incarnato. Basti pensare ai teschi tempestati di diamanti di Damien Hirst, ai bambini-manichini appesi da Cattelan a un albero di Porta Ticinese a Milano, ai cani di palloncini di Jeffrey Koons, o al Terzo Paradiso di Pistoletto. Cosa possono fare gli studiosi di estetica per invertire la rotta, per rendere il nostro mondo, se non il migliore dei mondi possibili, per lo meno artisticamente più allettante di quello odierno? La risposta la si potrà trovare nella messa a punto di una definizione estetica dell’arte e di un perfezionamento dei suoi criteri di classificazione, che sono anche norme di valutazione.


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