L’articolo presenta una commissione napoletana pressoché sconosciuta di Giovanni Antonio Dosio (1533-1611). Dopo le importanti imprese romane e le commissioni fiorentine, l’architetto giunse a Napoli intorno al 1590. Se il suo coinvolgimento nel complesso dei Girolamini e nella Certosa di San Martino è noto e documentato, la sua produzione “minore” deve ancora essere indagata. In questo contesto viene esaminato un disegno attribuibile all’artista: raffigura la lastra tombale commissionata dal mercante fiorentino Luigi Del Riccio per la cappella di famiglia in San Giovanni dei Fiorentini a Napoli. Oltre alla lettera già resa nota da Emanuele Barletti nel volume da lui curato sull’architetto, si presentano in questa sede dei documenti inediti, che consistono in alcune lettere e un conto con diverse voci di spesa. In aggiunta, si discute un secondo disegno, autografo anch’esso, eseguito come proposta di ammodernamento della cappella Del Riccio. Un pagamento rinvenuto nel libro della compagnia commerciale napoletana completa la ricostruzione documentaria e certifica l’avvenuta esecuzione della lapide, mentre una lettera più tarda e diretta al Granduca getta nuova luce sui rapporti mantenuti dal Dosio con la madrepatria. La damnatio memoriae di questo episodio, recuperato grazie alla documentazione conservata presso l’Archivio Naldini del Riccio di Firenze, è stata certamente facilitata dalla demolizione della chiesa napoletana nel 1953. Sopravvissuta pressoché indenne ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, la demolizione della fabbrica ha privato la città di un monumento insostituibile, banco di prova di numerosi artisti fiorentini, luogo di sepoltura della natione e documento tangibile della complessa rete di rapporti esistenti tra questa e le altre comunità forestiere e Napoli.
Giovanni Antonio Dosio and the Del Riccio chapel in San Giovanni dei Fiorentini in Naples.
The article presents a little known Neapolitan commission by Giovanni Antonio Dosio (1533–1611). After his important works in Rome and commissions in Florence, the architect arrived in Naples around 1590. Although his involvement in the Girolamini and Certosa di San Martino complexes is well known and documented, his “lesser” productions have yet to be investigated.
In this context, the author examines a drawing attributable to Dosio, representing the tomb slab commissioned by the Florentine merchant Luigi Del Riccio for his family chapel in San Giovanni dei Fiorentini in Naples. In addition to the letter already published by Emanuele Barletti in his volume on the architect, a number of unpublished documents are presented here, in particular several letters and an accounting document listing various expenditures. Moreover, the author discusses a second drawing by the architect, executed as a proposal for the modernization of the Del Riccio chapel. A payment found in the account book of the Neapolitan commercial association concludes the documentary reconstruction and attests to the completed execution of the tomb slab, while a later letter addressed to the Grand Duke sheds new light on the relations Dosio maintained with the homeland. The damnatio memoriae of this episode, reconstructed here on the basis of documentation in the Naldini del Riccio archive in Florence, was certainly facilitated by the demolition of the Neapolitan church in 1953. After surviving World War II bombings almost unscathed, the regrettable destruction of the building has deprived the city of an irreplaceable monument, together the testing ground for numerous Florentine artists, place of burial for the natione and a tangible document of the complex web of relationships between this and the other foreign communities, and Naples.
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