This paper explores the issue of using criminal law to enforce moral beliefs, i.e. a topic that has been studied by European continental criminal scholars by resorting to the theory of Rechtsgut, or legal interest, and addressed in the Anglo-American literature through the lenses of the harm principle. However, both theories proved to be inadequate to solve the issue despite the high-Ievel scholarly debate. Despite the many declarations of the principle of secularism, the question of whether merely immoral conducts should be punished or not remains open. A viable solution could be to shift the focus of the discussion from the legitimacy of prosecuting to the opportunity of punishing. Thus, the debate should be re-oriented towards the mandatory preconditions for any intervention of the criminal law in a democratic and efficient system.
Lo scritto esamina il problema della punizione della semplice immoralità, una tematica affrontata dalla letteratura penalistica europeo-continentale ricorrendo alla categoria del bene giuridico e dalla cultura anglo-americana facendo riferirnentoa al principio del danno. Entrambe le categorie, peraltro, nonostante il livello elevatissimo del dibattito, si sono dimostrate inadeguate a risolvere la questione: a dispetto delle varie proclamazioni del principio di laicità, il quesito se punire i comportamenti immorali e un interrogativo che continua a riproporsi. La soluzione potrebbe essere quella di spostare l'oggetto della discussione dalla legittimazione dell'incriminazione all' opportunità della punizione, concentrandosi sui presupposti insuperabili per qualunque intervento penale in un sistema democratico ed efficiente.
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