Lo studioso Vincenzo Bianco si concentra sulla figura del poeta siciliano Giuseppe Aurelio Costanzo collocandola nel panorama storico-culturale del secondo Ottocento e indagando la sua vicinanza a Giosuè Carducci, testimoniata da un carteggio che ha avvio in seguito all'allontanamento da Manzoni, con cui 'intrattenne un rapporto epistolare fugace ma decisivo per la sua investitura poetica', e dal Romanticismo. Partendo dall'individuazione degli elementi cardine della sua formazione ('dal retroterra romantico alla tarda Scapigliatura, da un socialismo epidermico alla critica impietosa del Positivismo'), l'A. studia il 'bifrontismo' di Costanzo vertente su aspetti antitetici quali 'la solidarietà dell'idillio e un fondo di ribellismo velleitario, l'affettuosa sensibilità elegiaca e un umorismo caustico'. Passando in rassegna i contributi critici di Giuseppe Cimbali (1903), Ettore Arculeo (1913), Alfonso Caso (1916), Giorgia Poidomani (1939), Giulio Natali (1940), Marino Parenti (1946), Benedetto Croce (1947) e Giuseppe Rando (1992), Bianco descrive quindi le diverse venature del 'vangelo romantico e berchettiano' di Costanzo.
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