Questo contributo intende indagare se e in che modo per i protagonisti dello spettacolo dell’Occidente romano di età imperiale sia stato elaborato un sistema di segni, verbali e figurati, che fosse al tempo stesso individuante della professione praticata e capace di esprimere l’eccezionalità della prestazione, quale riconosciuta dal pubblico, non disgiunte da un’intenzione di durata. Come si potrà vedere, in realtà l’eccezionalità di tali personaggi trova un riflesso diretto assai limitato e comunque quasi esclusivamente in contesti non ufficiali, privati e sepolcrali, preferendo il testo, più spesso che l’immagine, per tramandare il ricordo della vittoria.
This paper aims to investigate whether and how in the Western Roman empire the stage stars were identified by a system of verbal and iconic signs, both individualising their profession and capable of expressing the exceptionality of their performance — as recognized by the public —, not separated by an intention of being long-lasting. As a result, we will have to admit that the exceptionality of these stars had a very limited echo, almost exclusively in non-official contexts, private and burial. Text, more often than images, carried out the task of perpetuating the memory of victory.
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