Il principale oggetto del testo è l’identificazione la spiegazione delle disparità di genere in materia di orario di lavoro in sette paesi membri della UE (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, e Regno Unito). La scelta dei paesi è stata guidata essenzialmente dalle loro considerevoli differenze in termini di tipologia di welfare, livelli occupazionali, politiche per la famiglia, regimi contrattuali di genere e relazioni industriali. Questi paesi mostrano un’elevata polarizzazione di genere nell‘orario di lavoro e l‘attuale distribuzione di orario in base al genere riflette la permanenza di forme contrattuali tradizionali in quanto al genere. Quanto alle preferenze relative all’orario di lavoro, una maggioranza di lavoratori salariati pare essere soddisfatta della sua situazione. Tuttavia, così non è per il 45% dei lavoratori dipendenti, che nella maggioranza dei casi desidererebbe una riduzione di orario. I nostri risultati mostrano anche che i lavoratori dipendenti sia maschi sia donne aspirano ad una convergenza negli orari, desiderando le donne una aumento di orario e gli uomini una riduzione. Oltre alle misure che possono favorire una più equilibrata divisione del lavoro fra i generi, il nostro studio tende anche a mostrare il bisogno di realizzare opzioni di lavoro favorevoli alla famiglia, flessibili e reversibili nel corso della carriera lavorativa. Infine, si mostra nell’articolo che le direttive europee non sono efficaci nell’impedire l’eccesso di orario di lavoro.
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