Dal 1993 l’Italia si e dotata di un modello contrattuale fondato sull’istituzione di un rapporto dinamico sbagliato tra salari e produttività, che ha creato un insostenibile regime di “profitto garantito” (“scambio politico masochistico”). Il modello ha complessivamente trasferito dai salari ai profitti, senza alcuna contropartita per i lavoratori o le famiglie, più di mille miliardi di euro a prezzi 2005, finanziando il ritardo di aggiustamento di troppe imprese italiane alle nuove condizioni tecnologiche e di mercato. Dal dialogo tra economisti ospitato nelle pagine precedenti emerge la necessita di una riforma della contrattazione collettiva in tre punti: 1. applicazione di linee guida contrattate di riorganizzazione dei luoghi di lavoro secondo i dettami dell’”impresa moderna”; 2. adozione di target di produttività programmata cui commisurare gli incrementi del salario reale per stimolare la riorganizzazione; 3. contrattazione esplicita della quota del lavoro nel reddito.
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