Il lavoro precario è indubbiamente il fenomeno distintivo del mercato del lavoro attuale, è oggetto di attenzione anche scientifica, ma le statistiche non possono contemplarlo. Nella sua accezione più profonda, e quindi al di là di una soggettiva insicurezza, il concetto richiama una situazione di fatto che non sembra suscettibile di traduzione operativa: il precario è al contempo “un po’occupato e un po’ disoccupato” e non c’è modo di unificare queste due posizioni antitetiche. Ma, se il modo esiste, che raffigurazione ne viene e in che misura è possibile ricondurla logicamente ed empiricamente ai tradizionali concetti di occupazione e disoccupazione? L’articolo parte da questo interrogativo e dopo un esame dell’impianto concettuale delle statistiche del lavoro propone una lettura del fenomeno della precarietà alternativa ma compatibile con i concetti tradizionali. Il mercato del lavoro appare così costituito non più da posizioni occupate momentaneamente da soggetti, bensì da soggetti che transitano da una posizione all’altra fermandosi su ognuna per un certo periodo di tempo.
© 2001-2024 Fundación Dialnet · Todos los derechos reservados