Il codice, scritto certamente in ambienti collegati a una corte carolingia negli ultimi decenni dell'VIII sec., è celebre soprattutto perché contiene una lista di rari autori classici che B. Bischoff considerava parte del catalogo della biblioteca di Carlo Magno. L'A. ripercorre la bibliografia uscita negli ultimi anni, e riconferma la proposta da lei stessa avanzata nel 1995 di situare il codice a Verona, città alla quale riportano diversi elementi di contenuto e tradizione e che era sede del re d'Italia Pipino. All'area italiana rimanda anche la presenza, all'interno del codice, di opere di Pietro da Pisa, di Paolo Diacono e di un più misterioso clericus di nome Fiducia, per il quale viene proposta in via indiziaria l'identificazione con un omonimo locopositus, attestato in un placito pisano del 796 proprio in compagnia di un Petrus diaconus.
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