Sono esaminati nove manoscritti medievali del testo, interi o frammentari (Torino, Biblioteca Nazionale, F.III.16; Torino, Biblioteca Nazionale, F.II.10; Perugia, Museo dell'Opera del Duomo, 40; Rimini, Biblioteca Civica Gambalunghiana, 4.A.I.1; Bologna, Biblioteca Universitaria, 1473; Como, Biblioteca del Seminario arcivescovile, 6; Napoli, Biblioteca Nazionale, XV.AA.13; Vaticano lat. 1190; Gubbio, Archivio di Stato, Armanni II C 2 fasc. 2) e si propone uno stemma codicum che vede in posizione isolata il Torinese F.III.16, con l'altro Torinese che ne dipende, rispetto agli altri codici, che costituiscono una famiglia. In questo modo viene ridimensionata l'importanza del codice di Rimini, che riporta una redazione più breve del testo: tale abbreviazione deriverebbe da tagli effettuati sulla base del testo longior, e non sarebbe originaria, come pure in passato si riteneva.****inserire manoscritti ****Torino, Biblioteca Nazionale, F.III.16;Torino, Biblioteca Nazionale, F.II.10;Perugia, Museo dell'Opera del Duomo, 40;Rimini, Biblioteca Civica Gambalunghiana, 4.A.I.1;Bologna, Biblioteca Universitaria, 1473;Como, Biblioteca del Seminario arcivescovile, 6;Napoli, Biblioteca Nazionale, XV.AA.13;Città del Vaticano, Biblioteca ApostolicaVaticana, Vat. lat. 1190;Gubbio, Archivio di Stato, Armanni II C 2 fasc. 2*****
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