Nel 1968 Andrea Camilleri lavorava in Rai ed era impegnato come regista teatrale. Eppure ha vissuto il movimento da vicino, a contatto con gli studenti, durante le occupazioni del Centro sperimentale di cinematografia e dell’Accademia nazionale d’arte drammatica. Lo racconta, anche con episodi tragicomici (il ristorante dei ‘mazzieri’ fascisti di Caradonna, la lezione di ‘puntualità rivoluzionaria’ agli studenti occupanti, e tanti altri), sullo sfondo della sua intera vicenda professionale e politica, dal rapporto con il maestro Orazio Costa e con Pasolini fino a quello conflittuale con il Pci e la sua classe dirigente ma anche con Sciascia. Concludendo sull’importanza cruciale, politica e civile, del moto che fu il Sessantotto.
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