This paper takes as its starting point the fact that any discussion of pay and employment conditions requires a way of dealing with the fundamental problem of collective bargaining. In this connection the author highlights the need to construct a unitary position for the confederal trade unions with a view to launching a new incomes policy aimed at increasing net remuneration, with a larger share of productivity growth to be distributed to employees and invested in research and development, and a new conception of rights aimed at providing adequate responses to the transformation of work processes and conditions. With regard to the specific content of a new incomes policy, on the basis of a careful analysis of trends in remuneration between 1992 and 2004, the author argues that an essential feature of any approach of this kind is a careful consideration of the criteria of distribution, and the ability of the system to safeguard the purchasing power of wages and salaries. The paper underlines the fact that such an approach requires support from the government for social dialogue and tripartite dialogue not only at a national but also at a regional, provincial and local level. The new collective bargaining policy should not be limited to matters of pay, but needs to safeguard the representativeness of the unions and enable them to defend workers’ interests as in the past. In this system the trade unions, as fundamental actors, can perform their function by promoting the conditions for an improvement of the quality of work with particular reference to working conditions, giving greater priority to lifelong learning and training.
L’A. muove, nella sua analisi, dalla constatazione che ragionare sulle condizioni normative e retributive del rapporto di lavoro significa porre l’accento sul problema fondamentale relativo a come “fare contrattazione”. Da questa prospettiva, l’A. evidenzia la necessità di costruire una posizione unitaria dei sindacati confederali con l’obiettivo di rilanciare una nuova politica dei redditi all’insegna della crescita delle retribuzioni nette, di una quota maggiore di produttività da distribuire al lavoro e da investire in ricerca e formazione, di una nuova qualità dei diritti capace di dare risposte adeguate alle trasformazioni del lavoro e delle prestazioni. Con riferimento poi al contenuto specifico di una nuova politica dei redditi, sulla scorta di una attenta ricostruzione dell’andamento reddituale nel periodo compreso tra il 1992 ed il 2004, l’A. afferma che punto fondamentale di qualsiasi ragionamento in questa direzione deve essere l’attenzione per la componente distributiva e la idoneità del sistema a garantire il potere di acquisto reale delle retribuzioni. L’A. sottolinea inoltre che tale sistema necessita di un’azione di governo che valorizzi il ruolo delle parti sociali e le funzioni della concertazione non solo a livello nazionale, ma anche regionale, provinciale e locale. Una nuova politica contrattuale, infatti, non può limitarsi alla sola politica salariale, ma deve essere in grado di garantire nuovamente al sindacato la stessa capacità di rappresentanza e di tutela degli interessi dei lavoratori di cui godeva negli anni passati. In questo sistema il sindacato, come attore fondamentale, potrà svolgere la propria azione creando i presupposti per una effettiva valorizzazione del lavoro con particolare riguardo al miglioramento delle condizioni di lavoro e ad una sempre maggiore promozione della componente, ormai centrale, della formazione lungo tutto l’arco della vita lavorativa.
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