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Resumen de Ragioni e regole del decentramento produttivo

Raffaele De Luca Tamajo

  • English

    This paper takes as its starting point the trend towards labour outsourcing in Italy, and examines the labour law provisions and social policy measures that have prevented it from becoming more widespread. In examining Legislative Decree No. 276, the author identifies a trend towards the progressive liberalisation of outsourcing processes, moving beyond the hostility characterising the original legislative measures limiting the area of illicit activity to organisational processes consisting of fraudulent schemes, or practices likely to undermine the transparency of the employment relationship by means of a liberalisation of managerial rather than executive powers, without affecting the forms of protection considered to be intrinsic to the employment contract. In relation to the criticisms of various kinds and degrees of intensity of the legislative provisions enacted, the author highlights the fact that outsourcing is still not particularly widespread in Italy, and the consequent need to reduce the regulatory limits in this connection as the only possible means of increasing competitiveness, bearing in mind the limits laid down by EU law and the aim of preserving the safeguards typical of salaried employment. The paper goes on to point out that the means adopted for dealing with the segmentation of the productive cycle do not undermine the genuine reasons for the regulatory limits laid down with regard to decentralisation. The author offers a positive assessment of the legislative measures, while underlining the dangers arising from widening the definitions of this legal institution in terms of an increase of the fraudulent use of the legal provisions regulating outsourcing practices. By way of remedial action the author advocates the use of general antifraud measures at a jurisdictional level, or the introduction of specific legislative measures that reduce fraudulent practices without preventing the use of this legal institution and without penalising genuine decentralisation processes.

  • italiano

    L’A. muove dalla ricostruzione della progressiva affermazione dei processi di esternalizzazione in Italia e degli elementi, sul piano delle categorie del diritto del lavoro e sul piano sociale, che ne hanno ostacolato la diffusione. Nel d.lgs. n. 276, l’A. ravvisa l’approdo della tendenza alla progressiva liberalizzazione di tali processi e al superamento della originaria ostilità desumibile dalla volontà del legislatore di circoscrivere l’area della illiceità ai soli processi organizzativi guidati da logiche fraudolente o idonei a turbare la “trasparenza” nell’imputazione dei rapporti di lavoro attraverso una liberalizzazione dei c.d. poteri “manageriali” e non di quelli direttivi e senza incidere sulle tutele “interne” al contratto di lavoro. A fronte delle critiche di diversa natura e portata mosse alle soluzioni legislative adottate, l’A. rileva la ancora scarsa diffusione in Italia di pratiche di esternalizzazione e la necessità, quindi, di ridurre i vincoli normativi in materia come unico possibile strumento di competitività a fronte dei vincoli comunitari e della volontà di non intaccare le garanzie tipiche del contratto di lavoro subordinato, con anche la precisazione che l’opzione di favore per le vicende di segmentazione del ciclo produttivo non giunge a minare la ratio più genuina delle normative vincolistiche del decentramento. L’A. esprime quindi un giudizio positivo dell’intervento legislativo ma sottolinea i pericoli derivanti da un ampliamento delle maglie definitorie della fattispecie legale sotto il profilo di un aumento del ricorso fraudolento agli istituti giuridici che presiedono ai fenomeni di esternalizzazione e prospetta come rimedi i classici e generali meccanismi antifrodatori in sede giurisdizionale ovvero la previsione di specifici strumenti legislativi che riducano le patologie senza appesantire le fattispecie legali e senza punire i processi di decentramento genuino.


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