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Licenziamento per “ragioni economiche”: le fattispecie

  • Autores: Maddalena de Rosa
  • Localización: Diritto delle relazioni industriali: rivista della Associazione lavoro e riceche, ISSN 1121-8762, Vol. 15, Nº. 3, 2005, págs. 662-684
  • Idioma: italiano
  • Títulos paralelos:
    • Dismissal for “economic reasons”: various instances
  • Texto completo no disponible (Saber más ...)
  • Resumen
    • English

      This paper examines the relation between collective dismissals and individual dismissals for objective justified reasons in the Italian system. A rapid overview is provided of the evolution of the definition of these two types of dismissal, from the original provisions laid down in the interconfederal agreements to the more recent approaches of legal opinion and case law, with reference also to EU provisions. Particular attention is paid in this connection to the proposal to combine the two instances into a single category of dismissals “for economic reasons”, on the assumption that the underlying cause for the two types of dismissal is substantially the same, reflecting the provisions of other legal systems. The paper also considers the forms of substantial safeguards (in the sense of the limits placed on the causes for dismissal) and procedural safeguards (in the sense of public and trade-union requirements) aimed at protecting the worker. Substantial safeguards generally apply in cases of individual dismissal, raising the question of their applicability also in the case of collective dismissals, that are subject to significant safeguards of a procedural kind. The controversy over the limits on just causes for dismissal in the case of collective dismissals, and therefore on decisions taken in relation to legitimating factors, gives rise to a divergence between legal opinion and case law. Whereas legal opinion tends to underline the importance of just causes for dismissal, case law tends to emphasise the importance of procedural requirements. The debate is of particular interest at the moment due to the contradiction arising from the frequent selection of employees for redundancy based on the total number of years of contributions, and the need to adopt objective criteria in the sense of positions that are excess to requirements, that often do not coincide with the “social” criteria of proximity to retirement age.

    • italiano

      Il saggio esamina il rapporto esistente nel nostro ordinamento tra le fattispecie del licenziamento collettivo e del licenziamento individuale per giustificato motivo oggettivo. Con un rapido excursus viene ripercorsa l’evoluzione del profilo definitorio delle due figure: dall’originaria disciplina degli Accordi interconfederali sino ai più recenti orientamenti della dottrina e della giurisprudenza, con riferimenti anche all’impostazione degli interventi comunitari. Particolare attenzione viene al riguardo prestata alla proposta dottrinale di accorpare le due fattispecie in un’unica categoria di licenziamenti “per ragioni economiche”, sul presupposto della sostanziale identità causale delle due tipologie di licenziamento e sulla falsariga di quanto avviene in altri ordinamenti. Ci si sofferma, poi, sulle forme di garanzia sostanziale (vincoli causali) e procedurale (controllo pubblicosindacale) poste a tutela dei lavoratori: le prime, tipicamente riferite al licenziamento individuale, sollecitano un dibattito in ordine alla loro applicabilità anche ai licenziamenti collettivi, sicuramente investiti, invece, da corpose tutele di tipo procedurale. La disputa sui vincoli causali dei licenziamenti collettivi e, quindi, sulla sindacabilità giudiziale dei presupposti legittimanti, vede dottrina e giurisprudenza attestate su posizioni tendenzialmente divergenti: la prima propensa a valorizzare il rilievo delle giustificazioni causali; la seconda, al contrario, attenta soprattutto, se non esclusivamente, al solo rispetto degli oneri procedurali. Il dibattito è reso particolarmente attuale dalla contraddizione che viene a crearsi tra la frequente adozione del criterio di scelta dei lavoratori da esodare imperniato sulla maggiore anzianità contributiva e la necessità di ancorare la scelta medesima a presupposti oggettivi (funzioni o posizioni oggettivamente esuberanti), spesso non coincidenti con il criterio “sociale” della prossimità al pensionamento.


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