Il saggio analizza i vincoli formali e procedurali al potere di recesso dell’imprenditore soffermandosi, in particolare, sulla qualificazione degli stessi e sulle conseguenze della loro violazione. L’A., movendo dall’analisi della giurisprudenza che interpreta teleologicamente le prescrizioni sulla forma del licenziamento, conclude che l’atto scritto non costituisce ex art. 1325 c.c. un elemento essenziale del recesso bensì una mera modalità di comunicazione di esso, con la conseguenza che il vizio di forma non colpisce l’atto nella sua rilevanza, ma incide solo sulla funzionalità dello stesso. In tal modo l’A. spiega l’inefficacia (e non la nullità) che l’art. 2 della l. n. 604/1966 collega ai vizi formali del licenziamento. Nell’analisi delle conseguenze sanzionatorie, il saggio ripercorre i diversi orientamenti interpretativi, evidenziando le contraddizioni interne alla giurisprudenza soprattutto in relazione all’applicazione del regime della mora credendi. Ulteriori contrasti emergono dall’analisi delle conseguenze sanzionatorie derivanti dall’invalidità del licenziamento adottato senza l’osservanza delle disposizioni procedimentali previste dall’art. 7 Stat. lav. Tale violazione, infatti, non produce la nullità di diritto comune conseguente alla violazione di una norma imperativa, ma rileva unicamente ai fini della possibile utilizzabilità del motivo posto a fondamento del recesso, con conseguente applicazione dei regimi di tutela che le norme lavoristiche collegano al licenziamento ingiustificato. Questa interpretazione suscita perplessità in ordine al contrasto tra il trattamento riservato alla violazione degli oneri formali e procedurali imposti dall’art. 2 della l. n. 604/1966 e quello per la violazione del procedimento disciplinare, soprattutto con riguardo alle conseguenze che si producono fuori dall’area della tutela reale. Il saggio, infine, esamina le ripercussioni dell’eventuale licenziamento orale sul piano della tutela processuale, con riferimento, quindi, alla difficile ripartizione dell’onere probatorio tra il lavoratore che impugna il licenziamento viziato e il datore di lavoro che eccepisce, invece, che il rapporto si è estinto per dimissioni.
This paper analyses the formal and procedural limits on the power of the entrepreneur to terminate the employment relationship, considering the nature of these limits and the consequences arising from a failure to comply with them. The paper begins with an analysis of case law, that considers the underlying reasons for the provisions relating to forms of dismissal, coming to the conclusion that the implementation of the dismissal in writing, on the basis of Article 1325 of the Civil Code, is not an essential feature of dismissals, but simply a means for providing information. As a result a failure to provide notice in writing does not negate the effect of the dismissal, though it has an impact on it in functional terms. In this way the author explains the inefficacy (but not the nullity) laid down in Article 2 of Act 604/66 to procedural defects in the case of dismissals. In an analysis of the sanctions arising from such procedural defects, the paper considers the various lines of interpretation, highlighting the contradictions within the case law above all in relation to the application of the regime of mora credendi. Further contrasts emerge from the analysis of the sanctions deriving from the invalidity of dismissals carried out without complying with the procedural requirements of Article 7 of the Statuto dei lavoratori. Such a violation does not nullify the provision due to the violation of a mandatory norm, but is significant in relation to the possible use of the reason given for the dismissal, with the consequent application of the employment safeguards relating to unfair dismissal. This interpretation is problematic in terms of the contrast between the measures relating to the violation of formal and procedural requirements laid down in Article 2, Act 604/66, and the measures provided for the violation of disciplinary procedures, especially with regard to the consequences arising outside the area of employment protection.
Finally, the paper examines the repercussions of a verbal dismissal in terms of the protection of the interests of the parties, with reference in particular to the difficulties relating to the burden of proof for the workerappealing against a dismissal that is null and void for procedural reasons, and the employer, defending the position that the employment relationship was terminated due to resignation.
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