La dimensione del corpo, nella declinazione che la modernità narrativa naturalista e post-romantica vi conferisce, è assunta da Verga come dato nativamente iscritto nella propria opera. Il contributo si propone di rileggere il percorso dai "Malavoglia" al "Mastro Don Gesualdo" attraverso il "focus" di una corporeità che, inizialmente declinata attraverso i segni (e le parole) dell'interiorità, diviene nel secondo romanzo dei 'vinti' inchiesta di corpi stravolti, solcati dalla malattia, ma anche capaci di interagire attraverso segnali metonimici forti come le mani, che divengono, soprattutto in Bianca e Gesualdo, una componente estremamente importante della rappresentazione del personaggio
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