L’articolo contiene una ricognizione di come, nella prassi giudiziaria e amministrativa, gli operatori giuridici hanno letto e impiegato l’art. 18 t.u. immigrazione per proteggere le vittime di sfruttamento lavorativo. Gli Autori definiscono quali interpretazioni di questa disposizione si sono consolidate nella cultura giuridica interna e le loro conseguenze sociali, analizzando, in particolare, le discussioni relative a quali soggetti possono essere protetti dall’art. 18, a quale tipo di protezione essa dà diritto e a quali condizioni. Poi si muovono sul piano della giustificazione esterna relativa all’uso dell’art. 18 e alla norma da ricavare da esso. Sviluppando questo piano persuasivo, gli Autori articolano un discorso che mira a creare le condizioni di asseribilità per un’interpretazione dell’art. 18 che ne consenta l’utilizzo a protezione delle vittime di sfruttamento lavorativo a prescindere dalla qualificazione giuridica, e dalla rilevanza penale, del concreto fatto in cui consiste lo sfruttamento.
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