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Nuovo quadro di partenariato dell’unione europea per la migrazione e profili di responsabilità dell’italia (e dell’unione europea) in riferimento al caso libico

    1. [1] University of Salerno

      University of Salerno

      Fisciano, Italia

  • Localización: Freedom, Security & Justice: European Legal Studies, ISSN-e 2532-2079, Nº. 2, 2018, págs. 104-134
  • Idioma: italiano
  • Enlaces
  • Resumen
    • English

      With a view to reviewing the implementation of the objectives set by the European Agenda on Migration three years after its adoption, the essay analyzes the political path that the European Union has developed in the context of the external dimension of immigration policy, especially through the creation of a “New Migration Partnership Framework with Third Countries”. In particular, the paper focuses on the cooperation between Italy and Libya established through the Memorandum of Understanding of 2 February 2017, in relation to the analysis of “costs” in terms of violation of human rights and the consequent international responsibility profiles of Italy (and of the European Union). If the “outsourcing” process in border control ultimately aims to avoid the triggering of Italian jurisdiction, especially considering the stance adopted by the European Court of Human Rights in the Hirsi ruling, the essay addresses the hypothesis of a responsibility for violation of ECHR obligations in the light of that same judgment, as well as of the use of the Convention as a living instrument.

    • italiano

      Nell’ottica di tracciare un “bilancio” dell’attuazione degli obiettivi fissati dall’Agenda europea sulla migrazione a tre anni dalla sua adozione, il contributo analizza la linea politica che l’Unione europea ha sviluppato nell’ambito della dimensione esterna della politica di immigrazione, specie attraverso la creazione di un “Nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi”. In tale alveo, è presa particolarmente in considerazione la cooperazione instauratasi tra Italia e Libia sugellata nel Memorandum d’intesa del 2 febbraio 2017, in relazione all’analisi dei “costi” in termini di violazione dei diritti umani e ai conseguenti profili di responsabilità internazionale dell’Italia (e dell’Unione europea). Se il processo di “esternalizzazione” nel controllo delle frontiere mira, in ultima istanza, ad evitare l’“attivazione” della giurisdizione dell’Italia, specie in virtù di quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nella sentenza Hirsi, è alla luce della stessa pronuncia Hirsi e dell’utilizzo della Convenzione europea dei diritti dell’uomo quale living instrument che si tenta di analizzare l’ipotesi di responsabilità per violazione degli obblighi convenzionali.


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