Tra dilettantismo e cosmopolitismo, l’esperienza letteraria di Enrichetta Capecelatro (1863-1941) si inserisce nella tradizione del cattolicesimo liberale promossa dall’aristocrazia napoletana nell’Italia dell’Otto-Novecento. L’ambiente familiare nel quale si compie la sua educazione letteraria definisce uno spazio culturale in cui disciplina linguistica e disciplina morale coincidono. In tal modo, la pratica della traduzione eseguita tra le mura domestiche si rivela non solo come veicolo per la diffusione delle letterature straniere, ma anche come servizio utile a riscattare i valori del Risorgimento sequestrati dal Fascismo.
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