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Resumen de La lunga durata della ‘lotta all’indolenza’. La relazione tra JC in Diary of a Bad Year e le norme censorie degli europei protestanti in Sud Africa

Mirko Mondillo

  • italiano

    Obiettivo di questo saggio è offrire un’interpretazione di Diary of a Bad Year di John Maxwell Coetzee e del suo protagonista JC in relazione al passato coloniale del Sud Africa. Inoltre, per le opere dello stesso autore Boyhood, Youth e Summertime verrà discusso criticamente il punto di vista tradizionale che le considera come parti di una ‘trilogia autobiografica’ (Attwell). Nell’analisi effettuata si propone di leggere le opere menzionate e Diary of a Bad Year come parti di una ‘tetralogia autofinzionale’. Tale proposta si basa su due elementi: da una parte, sul forte grado di indipendenza dei protagonisti dal loro autore – come indicato dallo stesso Coetzee (Auster-Coetzee) – e sulla coerenza del loro sviluppo psicologico e intellettuale; dall’altro, dal momento che questi personaggi possono essere considerati come diverse espressioni dello stesso individuo, sulla condivisione da parte loro dello stesso background culturale. L’attenzione è focalizzata su JC perché in lui la relazione con il passato coloniale del Sud Africa è più evidente: la sua scelta di servirsi della scrittura saggistica, il tentativo stesso di scrivere nonostante manchi ormai di resistenza e l’uso di elementi specifici del ‘diario’ possono essere visti come i residui della ‘lotta all’indolenza’ di stampo coloniale insegnata ai nativi del Sud Africa dai coloni protestanti inglesi e olandesi. Utilizzando JC come modello, questo saggio prova a spiegare in che modo le applicazioni pratiche di quel concetto coloniale siano cambiate assumendo forme diverse nel corso del tempo.

  • English

    This essay offers an interpretation of John Maxwell Coetzee’s Diary of a Bad Year and its main character JC in relation to the South Africa’s colonial past. I critically discuss the traditional point of view on Coetzee’s Boyhood, Youth and Summertime as parts of an ‘autobiographical trilogy’ (Attwell). In this analysis I propose to read the mentioned novels and Diary of a Bad Year as parts of an ‘autofictional tetralogy’. This proposal is based on two elements: on one hand, on characters’ strong grade of independence from their author – as Coetzee himself has pointed out (Auster-Coetzee) – and on coherence in psychological and intellectual development of the four mentioned novels’ main characters; on the other hand, since I see these characters as different expressions of the same individual, on their sharing the same cultural background. The focus is on JC because the relation with SA’s colonial past is evident in him: his choice to use essayistic writing, his effort in writing in general – in spite of his lack of endurance – and his use of ‘diary’ specific elements can be seen as residuals of the colonial ‘fight to idleness’ taught SA natives by English and Dutch protestant colonizers. Using JC as a model, this essay explains how the practical applications of that colonial concept have changed going through the times under different forms.


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