La tesi sostenuta nel saggio è che il contrasto al lavoro irregolare e allo sfruttamento in agricoltura richiede, più che un nuovo aggravamento dell’apparato sanzionatorio, una politica settoriale che induca le imprese a migliorare la propria produttività e la propria posizione sul mercato attraverso gli investimenti anziché comprimendo illecitamente i costi diretti e indiretti del lavoro. Al fine di delineare alcuni elementi di una siffatta policy, pertanto, l’A. ricostruisce le dinamiche di potere nelle filiere produttive e nei rapporti di produzione procedendo altresì a una valutazione critica degli attuali assetti regolativi nazionali e regionali.
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