Il saggio analizza criticamente la recente direttiva sulle pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare. La mancata distinzione nella direttiva tra operatori agricoli e persone fisiche e giuridiche quali venditori di prodotti agricoli e agro-alimentari ap-pare in contrasto con il richiamo all’art. 43 del TFUE come fondamento della direttiva. Inoltre, la previsione soltanto di specifiche ipotesi peraltro relative esclusivamente a situazioni di diffe-renti fatturati annuali di fornitori ed acquirenti non offre una adeguata protezione a fronte della debolezza strutturale dei farmers che sono sempre price takers. Analoga considerazione critica si prospetta a proposito delle clausole contrattuali che sono vietate, a meno che non siano state precedentemente concordate in termini chiari ed univoci nell’accordo di fornitura o in un altro accordo successivo tra il fornitore e l’acquirente.
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