Gli inizi delle Digital humanities sono complessi da delineare ma comunque connessi con l'utilizzo di biblioteche esistenti (nel Medioevo o nell’Ottocento) o con la creazione di nuove biblioteche sul finire del secolo scorso, nei progetti dell'Index Thomisticus, dei Computer assisted tools for Septuagint studies, del Thesaurus linguae Graecae.
L'impronta metodologica di fondo, attraverso questo inizio multitemporale e multicentrico, è lo studio dei testi attorno al quale si incontrano discipline molto differenti e anche apparentemente lontane. Nel contesto internazionale questa impronta pur presente viene messa in discussione in quanto sarebbe escludente rispetto a una varietà di temi il cui orizzonte va dai cultural studies, ai media studies, all'inclusione geopolitica del Sud del mondo.
La situazione italiana, anche attraverso l'AIUCD, l'Associazione di informatica umanistica e cultura digitale, si caratterizza invece per la capacità di riconoscere in forme costantemente rinnovate la capacità vitale del testo e della testualità di costituire il connettivo di una varietà di contenuti e contesti.
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