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Resumen de Where did all the pagans go?: the non-Christian sarcophagi of fourth-century Rome

Robert Couzin

  • italiano

    Il numero di sarcofagi romani senza un'esplicita iconografia cristiana convenzionalmente datati al IV secolo non è paragonabile a qualsiasi ragionevole stima del numero di pagani benestanti. Il presente articolo esplora diverse possibili spiegazioni per questa anomalia. Un approccio potrebbe essere quello di cercare di correggere il record archeologico, trovando errori nella ‘classificazione religiosa’ dei monumenti che esagera la stima del corpus cristiano, contemplando sarcofagi non-cristiani che sono sfuggiti agli inventari pubblicati, o stabilendo un sistematico errore di datazione dei sarcofagi pagani. In alternativa, i monumenti conservati potrebbero essere considerati come un riflesso accurato della produzione originale, implicando la mancanza di alcuni cambiamenti nelle abitudini commemorative specifiche dei non cristiani. Nel presente contributo si conclude che nessuna di queste teorie riesce comunque a ridurre in modo sostanziale la mancanza di sarcofagi pagani. Invece, il deficit può essere imputato principalmente ai differenti tassi di conservazione. Questa ipotesi è coerente anche con alcune pratiche medioevali di riuso, che paiono suggerire una maggiore probabilità di sopravvivenza per i sarcofagi con repertorio figurativo cristiano.

  • English

    The number of Roman sarcophagi without explicit Christian iconography conventionally dated to the fourth century is not commensurate with any reasonable estimate of the number of well-to-do pagans. This article explores several possible explanations for the anomaly. One approach would be to attempt to correct the archaeological record by finding errors in the religious classification of monuments that exaggerate the Christian corpus, adding non-Christian sarcophagi that have escaped published inventories, or establishing a systematic misdating of pagan sarcophagi. Alternatively, the preserved monuments could be taken as an accurate reflection of original production, the shortfall implying some change in commemorative habits specific to non-Christians. The author concludes that neither of these theories is likely to reduce the pagan sarcophagus deficit substantially. Instead, the shortfall is ascribed mainly to differential rates of preservation. This hypothesis is consistent with certain medieval practices of reuse that suggest a higher probability of survival for antique sarcophagi bearing Christian imagery.


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