L’articolo esamina – attraverso le voci di Bonnefoy, Jabès, Celan, tre autori che talvolta vengono accostati per convergenze sia esistenziali che stilistiche – il rapporto tra identità e scrittura nel breve saggio L’intermissione dei cigni.
Cinquantanove giorni alla frontiera della letteratura (Arcipelago itaca Edizioni, Osimo (AN), 2017) del giovane autore italo-parigino Angelo Vannini. È nel solco di queste originali esperienze che, a mio dire, la scrittura di Vannini si accosta alla forma del récit en rêve nel suo andirivieni tra i due momenti fondamentali del vissuto umano:
quello del sogno e quello della realtà. Il saggio si conclude con una riflessione sulla scelta “etica” del linguaggio, che rimanda ad una lettura fenomenologica tout court.
The article focuses on the relationship that occurs between identity and writing in Angelo Vannini’s short essay L’intermissione dei cigni.
Cinquantanove giorni alla frontiera della letteratura (Arcipelago itaca Edizioni, Osimo (AN), 2017), recalling Yves Bonnefoy’s, Edmond Jabès’ and Paul Celan’s voices which are sometimes relied by existential and stylistic experiences in common.
It is in the path of these original literary encounters that Vannini’s writing approaches the form of récit en rêve in his constant dealing with dream and reality, the two most important moments of human being. The article ends up with a reflection on ʻet hics̕ as a choice of l anguage, bringing up some inner phenomenological issues.
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