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Resumen de Il Vat. lat. 4929 e l’esemplare sottoscritto da Rusticio Elpidio Domnulo

Oronzo Pecere

  • English

    Ms. Vat. lat. 4929 (V) is a miscellany transcribed in the 9th c., probably in the scriptorium of Ferrières, and eventually under the supervision of Lupus himself. It bears two subscriptions, which go back to a late antique manuscript, corrected in Ravenna by Rusticius Elpidius Domnulus. Starting from their paleographic and textual analysis, and thanks also to a reconsideration of the paratextual devices employed in the manuscript, the paper offers a new reconstruction of the models used for the last section of V

  • italiano

    L'A. ricostruisce la trasmissione di due sottoscrizioni apposte a Ravenna, da Rusticio Elpidio Domnulo, all'Epitoma di Tizio Probo a Valerio Massimo e al terzo libro del De chorographia di Pomponio Mela, conservati nel ms. Vat. lat. 4929. Dopo aver descritto il codice, prodotto nell'ambiente di Lupo di Ferrières e contenente Censorino (De die natali); Epitoma disciplinarum o Fragmentum Censorini; epitome al De musica di Agostino; Plauto (Aulularia); epitome di Giulio Paride a Valerio Massimo, Factorum et dictorum memorabilia; escerto dell'Epitoma di Tizio Probo; Septem mira; Pomponio Mela (De chorographia); Vibio Sequestre (De fluminibus), l'A. presenta l'attività filologica condotta da Lupo grazie alla tradizione antica che vi confluisce. Si analizza quindi la tradizione testuale che conduce al Vaticano, rilevando che il suo antigrafo non poteva essere direttamente il codice tardoantico emendato da Rusticio: l'esame della scrittura delle sottoscrizioni dimostra che vi fu un intermediario. Il tema è sviluppato presentando esempi in cui la scrittura delle sottoscrizioni fa luce sulla stratificazione degli interventi (Vat. lat. 5757; Paris, BNF, lat. 2235; Torino, BNU, E.IV.42). Si tratta poi della fisionomia del perduto codice di Rusticio, che doveva essere un esemplare di lavoro, autoconfezionato da un lettore colto per aggiunte successive, e anche di questo si offrono paralleli: Crispo Sallustio con Apuleio (Apologia, Metamorfosi e aggiunta di estratti dal Floridorum libri); Probo con il De excellentibus ducibus exterarum gentium liber di Cornelio Nepote (aggiunta di frammenti); le Declamationes maiores dello pseudo Quintiliano, tutti con diverse sottoscrizioni apposte in tempi diversi. Si studia poi la genesi di un indice che fonde l'epitome di Valerio e il testo di Probo, dimostrando che risaliva già all'esemplare tardoantico (le formule che usa sono tipicamente tardoantiche: si rimanda ai mss. Orléans, BM, 267, con Boezio; Vat. Pal. lat. 829, con le Historiae di Orosio; Karlsruhe, Badische Landesbibl., Aug. Perg. CIII, con il De trinitate di Ilario di Poitiers, per altri esempi); il confronto sinottico tra i titoli dei capitoli nell'indice tradito e quelli che precedono il relativo testo (offerto in appendice) mostra un'alterazione dell'originale allineamento, indicando che i titoli originali furono copiati fedelmente, mentre il testo fu soggetto ad arrangiamenti per esigenze e interessi del lettore. L'A. procede con la storia dell'uso delle sottoscrizioni originate da questo codice nella Francia del XII secolo, dove emergono sottoscrizioni fittizie seriori apposte da copisti medievali, ma non risalenti a Rusticio (ad opera di Willelmus Anglicus sul ms. Paris, BNF, lat. 9688). Si chiude con l'evocazione della cerchia di relazioni strette da cui origina l'esemplare tardoantico emendato da Rusticio, da retrodatare entro il V secolo (invece che in pieno VI come si pensava), una retrodatazione che depone a favore dell'identificazione di Rusticio con il funzionario omonimo inviato da Teodosio al concilio di Efeso del 449: il libro rispecchia i gusti e le pratiche erudite della Ravenna teodosiana. È possibile anche che Tizio Probo sia da identificare con un noto antiquario ravennate, dedicatore di un libro di Nepote a Teodosio II.


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