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Resumen de Dall’oblio alla memoria: o viceversa?: Divagazioni sulla prescrizione

Giovanni Maria Flick

  • English

    A Perfect Storm in a Glass of Water.

    This could define the reform of the Statute of Limitations that came into force on 1 January 2020 – according to recent declarations of the Minister of Justice defining it as “epochal”– which (again according to these declarations) “will only apply to 3% of trials”; the Statute of Frauds for the remaining trials has evidently already run. Was it worthwhile to upset sacred principles, consolidated teachings on criminal law, or to put the political balance and the survival of the government at risk almost daily, for a goal and a result like those mentioned, moreover by a reform that will at most produce effects (and what effects!) only in 3 or 4 years? The examination and reform of the Statute of Limitations – if you do not want to create a myth that pointsat, like so many, collective anger – must be studied in its premises, in its operating conditions, and by reflecting on other issues pertaining to the criminal trial. It is logical that the much promised and praised trial reform of should take place before or at the same time as that of the Statute of Limitations. Avoiding excessive use of the criminal instrument (which is of an extrema ratio) when there is much contradictory discussion of decriminalization, as the first and fundamental approach to compulsory prosecution; distinguishing the substantive aspects of the Statute of Limitations from the procedural aspectsof the right to a reasonable time of proceedings; renouncing the “pure” accusatory procedural rite for certain procedures relative to simple cases; simplifying trial and reorganizing the alternative procedural rites following the inorganic onslaught of reforms to the 1989 Code of Criminal Procedure that have been introduced over the last thirty years with little consistency; reorganizing the appellate process by removing anomalies, is necessary, and all without compromising the right to review the merits and legitimacy of first instance decisions. Only in this context can the problem with the Statue of Frauds be tackled: in the balance between oblivion and memory. To start from the tail, rather than from the head, by isolating each single problem, is easier, more accessible, more understandable by non-experts. This reflection – without having the pretension to go into technicality (there is already too much or too little depending on the point of view) – aims to critically recall some of the many questions stimulated by the “perfect storm”.

  • italiano

    Una tempesta perfetta in un bicchiere d’acqua.

    Potrebbe definirsi così la riforma della prescrizione entrata in vigore il 1 gennaio 2020 – secondo recenti dichiarazioni del ministro della giustizia definita “epocale” – che (sempre secondo tali dichiarazioni) “si applicherà solo al 3% dei processi”.

    Valeva la pena di smuovere sacri principi, consolidati insegnamenti sul diritto penale, mettere quasi quotidianamente a rischio l’equilibrio politico e la sopravvivenza del governo, per un obiettivo e un risultato come quelli richiamati, per di più con una riforma che tuttalpiù produrrà effetti (e quali effetti!) solo fra 3 o 4 anni? L’esame e la riforma della prescrizione – se non si vuole creare un mito da additare, come molti altri, alla collera collettiva – vanno studiati nelle premesse, nelle condizioni di operatività, nei riflessi sugli altri profili del processo penale. E logica vorrebbe che la tanto promessa e decantata riforma del processo avvenisse prima o contemporaneamente a quella della prescrizione.

    Evitare l’eccesso del ricorso allo strumento penale (che è di extrema ratio) nel momento in cui contraddittoriamente si parla tanto di depenalizzare, come condizione per non rinunciare alla obbligatorietà dell’azione penale; distinguere il fronte sostanziale della prescrizione da quello processuale della durata ragionevole del processo; rinunziare al rito accusatorio “puro” per taluni processi relativi a fattispecie semplici; semplificare il processo e riorganizzare i riti alternativi dopo la disorganica pioggia di riforme introdotte in un trentennio con poca coerenza nel codice di procedura del 1989; riorganizzare le impugnazioni rimuovendo le anomalie, senza con ciò comprimere il diritto al riesame di merito e di legittimità della decisione di primo grado. Solo in questo quadro può essere affrontato il problema della prescrizione nell’equilibrio fra l’oblio e la memoria; piuttosto che guardare al dito della prescrizione, sarebbe il caso di guardare alla luna dell’appello (e della Cassazione).

    Cominciare dalla coda, anziché dalla testa, isolando il singolo problema, è più facile, più accessibile, più comprensibile dai non addetti ai lavori. La presente riflessione – senza aver la pretesa di addentrarsi nel tecnicismo; ve ne è già troppo o troppo poco a seconda dei punti di vista – si propone di richiamare criticamente alcuni fra i tanti interrogativi suscitati dalla “tempesta perfetta”.


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