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Sanzioni amministrative e misure di sicurezza erronee nella sentenza negoziale: la soluzione extra legem delle Sezioni unite

    1. [1] Università di Firenze
  • Localización: Processo Penale e Giustizia: Rivista di dottrina e giurisprudenza, ISSN-e 2039-4527, Nº. 1, 2021
  • Idioma: italiano
  • Títulos paralelos:
    • Administrative sanctions and property security measures application in plea bargaining: the unlawful judgment of the Supreme Court
  • Texto completo no disponible (Saber más ...)
  • Resumen
    • English

      As was to be expected, the inconsistency of the drastic limits to appeal to the Supreme Court against the plea-bargaining judgment has clearly manifested itself in the case law. A first question concerns the admissibility of the request in the event of failure or unlawful application of administrative sanctions, another question relates to remedies against personal or property security measures provided without adequate justification. In both cases, the Court tries to safeguard the indispensable legality within the plea bargaining, but it does so by forcing the normative text to an extent not allowed to the interpreter, so that the proposed solutions, fragile in their foundations and not very persuasive, fail to provide a guide in the complex discipline. It would have been much better to surrender to the inevitable conclusion of the unconstitutional nature of the limits contained in art. 448, comma 2-bis, c.p.p.

    • italiano

      Com’era prevedibile, l’incongruità della drastica cesura dei casi di ricorso in Cassazione contro la sentenza di patteggiamento si è ben presto manifestata nella prassi. Un primo quesito riguarda l’ammissibilità dell’istanza nell’ipotesi di mancata o illegittima applicazione delle sanzioni amministrative accessorie, mentre un altro attiene ai rimedi configurabili dinanzi a misure di sicurezza personali o patrimoniali disposte senza un’adeguata motivazione. In entrambi i casi le Sezioni unite cercano di salvaguardare l’indispensabile presidio di legalità all’interno del rito, ma lo fanno attraverso una forzatura del dato normativo e sistematico condotta oltre i limiti concessi all’interprete, sicché le soluzioni proposte, fragili nelle fondamenta e poco persuasive, non riescono a fornire una guida capace di orientare nella complessa disciplina. Molto meglio sarebbe stato arrendersi all’inevitabile constatazione del carattere incostituzionale dei limiti racchiusi all’art. 448, comma 2 bis, c.p.p.


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