L’articolo si inserisce nel dibattito sull’identità della biblioteca pubblica nella contemporaneità e sul suo ruolo sociale portando all’attenzione del lettore la visione di biblioteca promossa e concretizzata da Adriano Olivetti a servizio della sua fabbrica di macchine per scrivere, finalizzata all’avanzamento sociale complessivo della comunità di cui era parte. Partendo dalle prime esperienze delle biblioteche di fabbrica, l’articolo riflette poi sul ruolo delle biblioteche immaginato dallo stesso Adriano nell’ambito dei progetti di ricostruzione da lui diretti nel dopoguerra, passando a un’idea di biblioteca che fosse ‘diffusa’ e altresì infrastruttura di base dei ‘centri comunitari’, cellule democratiche del progetto comunitario di Adriano.
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