Witches and sorcerers are marginal characters of collective history;
yet their stories open signifi cant gaps into hidden realities, to which for a long time we have had access more through literature than on the base of historical documentation.
Once more, one gets the feeling that literature, the imagination has reached beyond the confi nes of the investigation into archival records. In this sense, reference is fi rst made fi rst to the story of the events of Maura, Orotelli’s fortune teller, provided by Alessandra Derriu, starting from the surviving documentation of a trial held in Alghero in 1735. Then we move on to the direct examination of the testimonies of this Ippolita Palomba, accused in a trial by magic in Naples in 1586. In this second case the documentation that makes us understand the history and the contact with the reality of time does not pass through the mediation of the narrator: we will have less data than in their interpretation, but we will not have availed ourselves of the mediation of a narrator of the story. And our suggestions will provide hypotheses that can be examined through other procedural and non-procedural acts. Documents do not need to be narrated to be brought back to life: their direct reading goes beyond any interpretation, precisely because it has no boundaries to cross
Streghe e stregoni sono personaggi marginali della storia collettiva;
eppure, le loro vicende aprono varchi signifi cativi su realtà nascoste, alle quali per molto tempo abbiamo avuto accesso più attraverso la letteratura che sulla base della documentazione storica. Una volta di più si ha la sensazione che la letteratura, l’immaginazione sia arrivata oltre i confi ni dell’indagine sugli atti d’archivio. In tal senso si fa riferimento prima al racconto delle vicende di Maura, l’indovina di Orotelli, fornito da Alessandra Derriu, partendo dalla documentazione superstite di un processo tenuto a Alghero nel 1735. Poi si passa all’esame diretto delle testimonianze di tal Ippolita Palomba, imputata in un processo per magia a Napoli nel 1586. In questo secondo caso la documentazione che ci fa intuire la storia e il contatto con la realtà del tempo non passa attraverso la mediazione di chi narra: avremo meno dati che nella loro esegesi, ma non ci saremo valsi della mediazione di un narratore della vicenda. E le nostre suggestioni forniranno ipotesi che potranno essere vagliate attraverso altri atti processuali e non. I documenti non hanno bisogno di essere narrati per essere richiamati in vita: la loro lettura diretta va oltre ogni commento, proprio perché non ha confi ni da varcare, come la loro interpretazione
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