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Le postille al Corbaccio nel codice Ottimo di Francesco d’Amaretto Mannelli

  • Autores: Marina La Vita
  • Localización: Studi sul Boccaccio, ISSN 0585-4997, Nº. 48, 2020, págs. 21-76
  • Idioma: italiano
  • Texto completo no disponible (Saber más ...)
  • Resumen
    • English

      The great notoriety enjoyed by the Codex Pluteo Laurenziano 42.1, containing Boccaccio’s Decameron and Corbaccio and copied by Francesco d’Amaretto Mannelli in 1384, is mainly due to the sixteenth-century philologist Vincenzio Borghini, who coordinated the commission of Deputies for the tidying of the decameronian work for the edition of 1573; the text earned the title of Ottimo and was placed at the foundation of the subsequent philological work. In 1962, the discovery of the Hamiltonian autograph helped to strengthen the great reliability attributed to the manuscript in the past centuries, since many passages, previously regarded by some scholars as errors or undue licences of the scribe, turned out to be transcripts of the author’s interventions. Since then, this witness, considered as a copy of the autograph, became a milestone for the subsequent editions of Boccaccio’s Decameron and, consequently, gained the same authority as regarded Corbaccio. This promoted the strong assumption that Mannelli had had access to last, unpublished drafts of the author.

      The Laurenziano manuscript constitutes a witness of considerable interest due to the presence of the large series of glosses of the copyist: the numerous notabilia and marginalia are of enormous importance both for what concerns the physiognomy of Mannelli, with its still poorly defined profile, and for the precious information they provide regarding the reception of the Boccaccio’s text.

      My work has mainly focused on the transcription and analysis of the annotations concerning Corbaccio which reveal that Mannelli was very meticulous and precise scribe.

      The notes reveal a cultured scribe who is very familiar with Latin (used with great ease in his glosses) and with classical culture; moreover, Mannelli is also a great connoisseur and admirer of Boccaccio’s works, as shown by the glosses containing quotations from the Elegia di Madonna Fiammetta, Teseida, Genealogie deorum gentilium and Filostrato; he had the intention of constituting an entire corpus of all the author’s works in the vernacular.

      However, the most interesting aspect emerged from the examination of the commentary notes of an ironic and pungent character, often also licentious.

      Despite the enormous progress achieved by philological and paleographic studies, many questions of considerable importance still remain unresolved because up to this moment there are no other manuscripts attributable to Mannell

    • italiano

      La grande notorietà di cui ha goduto il codice Pluteo Laurenziano 42.1, contenente Decameron e Corbaccio, esemplato da Francesco d’Amaretto Mannelli nel 1384, è dovuta principalmente al filologo cinquecentesco Vincenzio Borghini, che coordinò la commissione dei Deputati adibita alla rassettatura dell’opera decameroniana per l’edizione del 1573; il testo meritò l’appellativo di Ottimo e fu posto a fondamento del successivo lavoro filologico. Nel 1962, la scoperta dell’autografo hamiltoniano contribuì a rinsaldare, benché non fossero mancate voci divergenti, la grande affidabilità attribuita al manoscritto nei secoli passati, dal momento che molti passi, precedentemente riguardati da alcuni studiosi come errori o licenze indebite dello scrivente, si rivelarono essere trascrizioni di interventi d’autore. Da allora tale testimone, ritenuto esemplato dallo stesso autografo, si impose come una pietra miliare per le successive edizioni del testo boccacciano e di riflesso la stessa autorità gli fu riconosciuta anche per il Corbaccio, promuovendo così la forte supposizione che il Mannelli avesse avuto accesso a stesure estreme dell’autore rimaste inedite.

      Il manoscritto Laurenziano costituisce un testimone di notevole interesse per la presenza della nutrita serie di glosse di mano del copista: infatti, i numerosi notabilia e marginalia che corredano il testo costituiscono un serbatoio di enorme importanza sia per quel che riguarda la fisionomia di Mannelli, dal profilo ancora poco definito, sia per le preziose indicazioni che forniscono in merito alla ricezione del testo boccacciano.

      Il mio lavoro si è focalizzato, principalmente, sulla trascrizione e l’analisi delle postille inerenti al Corbaccio che, configurandosi come un primissimo abbozzo di commento al testo, rivelano tutta l’accuratezza e lo scrupolo dell’amanuense. Le note, infatti, ci consegnano il ritratto di un uomo dotato di buona cultura, che dimostra di avere molta familiarità con il latino (impiegato nelle sue chiose con grande disinvoltura alternativamente al volgare) e con la cultura classica in generale; inoltre, dal vaglio delle glosse contenenti molteplici rinvii alle altre opere boccacciane (l’Elegia di Madonna Fiammetta, il Teseida, le Genealogie deorum gentilium e il Filostrato), il Mannelli si rivela anche grande conoscitore e ammiratore degli scritti del Boccaccio, tanto da aver maturato l’ambizioso progetto di costituire un intero corpus di tutte le opere in lingua volgare dell’autore. L’aspetto più interessante è emerso dall’esame delle note di commento di carattere ironico e pungente, spesso anche licenzioso.

      Tuttavia, nonostante gli enormi progressi ottenuti dagli studi filologici e paleografici, molti quesiti di notevole importanza rimangono tuttora irrisolti; un ulteriore impedimento, infatti, è costituito dal fatto che fino a questo momento non ci sono pervenuti altri manoscritti attribuibili alla mano di Mannelli.


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