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Resumen de Botticelli illustratore della novella di Nastagio degli Onesti tra Boccaccio e Petrarca

Marta Vischi

  • English

    This article re-examines Botticelli’s renowned tables, which illustrate the novella of Nastagio degli Onesti (Dec. v 8), in the light of some lines of the Canzoniere by Francesco Petrarca. It demonstrates that their iconographic project, which was being developed in the entourage of Lorenzo il Magnifico and Poliziano, contains references and allusions to a Petrarchan imagery. After providing some basic information on the tables, housed at the Prado Museum in Madrid, and on their history, the article develops a comparison between the first three panels and Boccaccio’s text, and shows how some iconographic features, which do not find a precise correspondence in the novella, can be traced in the Rerum vulgarium fragmenta, canzone 323 and sonnet 90. Furthermore, the author investigates the presence of a Dantean imagery and reconsiders the relationship between the novella of Nastagio and Rvf 323; finally, it examines the imitation of both these text in the fifteenth-century ternario by Francesco Malecarni

  • italiano

    Il contributo riesamina le celebri Tavole botticelliane che illustrano la novella di Nastagio degli Onesti (Dec. v 8) alla luce di alcuni versi del canzoniere di Francesco Petrarca, dimostrando come il progetto pittorico, nato nell’ambiente di Lorenzo il Magnifico e Poliziano, contenga riferimenti e allusioni all’immaginario petrarchesco. Dopo aver offerto notizie essenziali sulle Tavole e sulla loro storia, l’A. si concentra sui primi tre pannelli (conservati al Museo del Prado di Madrid) mettendoli nuovamente a confronto con il testo decameroniano. Dimostra quindi come alcuni elementi figurativi assenti nella novella di Boccaccio trovino invece riscontro nella canzone 323 e nel sonetto 90 dei Rerum vulgarium fragmenta. All’interno del lavoro l’A. discute anche il possibile apporto dell’immaginario dantesco e torna ad analizzare il rapporto tra la novella di Nastagio e la canzone 323, oltre a esaminare l’imitazione congiunta dei due testi nel ternario quattrocentesco di Francesco Malecarni.


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