Questo studio analizza le espressioni dell’atto direttivo nella lingua neotestamentaria, con particolare riferimento al tema della politeness e costituisce la prima tappa di una ricerca più ampia. I dati per questo lavoro sono tratti dal Vangelo di Matteo. La forma più tipica per l’espressione di atti direttivi in greco antico è l’imperativo flesso alla seconda persona. Strategie linguistiche che attenuano la forza dell’atto direttivo rendendolo più polite operano sia sul piano sintagmatico (uso di forme allocutive come κύριε ‘signore’; combinazione dell’imperativo con espressioni come εἰ βούλει ‘se vuoi’) sia su quello paradigmatico (forme verbali alternative alla seconda persona dell’imperativo: il futuro, da un lato, e la terza persona, dall’altro). Alcuni atti direttivi rivolti da Gesù ai suoi interlocutori potrebbero sembrare molto impolite, se considerati al di fuori del contesto di enunciazione. Il fatto che non lo siano getta una prospettiva nuova sia sull’analisi del testo evangelico sia nelle ricerche sulla politeness/impoliteness.
Tthis paper deals with directive speech acts in New Testament Greek, with special attention to the topic of politeness. Data come from the Gospel of Matthew. As is well known, second-person imperatives are the most typical expression of directive speech acts in ancient Greek. There are some linguistic strategies to balance and reduce the force of directives, which work at both the syntagmatic and paradigmatic levels. On the one hand, the use of allocutives, such as κύριε «Lord», and voluntative expressions, such as εἰβούλει «if you want», which both combine with imperatives; on the other hand, the use of the future instead of the imperative, and of third vs second person. Some directive speech acts uttered by Jesus appear to be impolite, but they are not so. The analysis of these expressions sheds new light on both the Gospel genre and on the topic of politeness/impoliteness.
© 2001-2024 Fundación Dialnet · Todos los derechos reservados