Con la nota sentenza de Tommaso c. Italia, la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva censurato la formulazione delle fattispecie di pericolosità “generica” di cui all'art. 1 lett. a) e b) d.lgs. n. 159/2011, ritenute in contrasto con l'art. 2 Prot. n. 4 CEDU per via del loro deficit di precisione. Chiamata a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale di tali fattispecie, la Corte costituzionale, con la sentenza n. 24/2019, da un lato ha dichiarato illegittima la fattispecie di cui all'art. 1, lett. a), d.lgs. n. 159/2011, mentre, dall'altro lato, ha “salvato” la fattispecie di cui alla lett. b), prendendo atto dello sforzo interpretativo “tassativizzante” nel frattempo consolidatosi in seno alla giurisprudenza di legittimità. All'indomani di questa sentenza, la giurisprudenza si è interrogata sulle sorti delle misure già applicate in via definitiva in relazione alle suddette fattispecie di pericolosità “generica”. Ne è sorto un contrasto interpretativo che ha riguardato in particolare l'istituto da utilizzare per revocare i provvedimenti di confisca definitivi, contrasto oggi risolto dalle Sezioni unite con una pronuncia di ampio respiro. L'A. esamina separatamente le diverse tematiche affrontate dal massimo organo nomofilattico, contestualizzandole nel quadro normativo e giurisprudenziale di riferimento, interrogandosi sui profili intertemporali della soluzione adottata e svolgendo alcune considerazioni sulla non semplice interpretazione di un dato normativo spesso ambiguo o lacunoso.
With the well-known decision in the de Tommaso v. Italy case, the European Court of Human Rights rejected the formulation of the “generic” dangerousness category referred to in art. 1 letter a) and b) of Legislative Decree no. 159/2011, which was deemed to violate Art. 2 Prot. No. 4 ECHR due to its lack of clarity. Called upon to assess the constitutionality of this category, with decision No. 24/2019 the Constitutional Court, on the one hand, declared that the category is illegitimate under Art. 1, letter a), of Legislative Decree no. 159/2011, while, on the other hand, it declared that the category is acceptable under letter b). In “saving” the category under letter b), the Constitutional Court took into account the “exhaustive” interpretative effort made by the Supreme Court over time. In the wake of this decision, the case law has questioned the future of the measures that have already been definitively applied with respect to the aforementioned category. This gave rise to an interpretative debate which concerned, in particular, the procedure to be used in order to revoke confiscation measures that are already final. The debate has now been solved by this decision rendered by the Supreme Court ruling in chambers. The author examines the issues analyzed by the Supreme Court, putting them in the relevant legislative and case-law context. The author also questions the inter-temporal aspects of the solution and makes some considerations on the difficult interpretation of a legislative provision which is often ambiguous or incomplete.
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