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Resumen de La reformatio in peius Cartabia: l´improcedibilità dell´azione penale nel segno di Kronos sbocca nel “processo inconcludente”

Carlo Morselli

  • English

    It is necessary to bring out the subtext of the so-called Cartabia reform, crossing the nominalistic barrier that distorts its face and hides its imprinting. The system launched dictates the reality of the bare prescription camouflaged in the external guise of the “inadmissibility” of criminal prosecution, the expression of a political and institutional compromise. The institute “capitalizes” the mere passage of time as an extinguishing factor that crystallizes a predetermined final term of the works, after which the criminal experience ends. The prescription is expelled, the impossibility of prosecution is imported. The ribbon of the regiudicanda must be wound: plus rien ne va. The “machine of justice” is stopped “at the last mile”. Several questions remain. The Government has not prevented the thanatological outcome with spending commitments on staff. The scenario is unprecedented: the inconclusive process is attested. We claim to have done justice, efficiently, without there having been true jus dicere and without being punishable, to which we renounce the lowering of a chronological barrier. Reform of the penal process, which adequate “response” to the reasonable duration or reformatio in peius? Art. 111 of the Constitution provides for “reasonable duration” and not, in imitation of art. 13 of the Constitution, that “The law establishes the maximum limits” to the duration of the criminal trial. Articles are called into question. 112 and 25 of the Constitution. If the c. d. Cartabia reform is a kind of divestment, we should go further.

  • italiano

    È necessario far emergere il sottotesto della c.d. riforma Cartabia, valicando la barriera nominalistica che ne travisa il volto ed occulta l’imprinting. L’impianto varato detta la realtà della nuda prescrizione mimetizzata nella veste esteriore della “improcedibilità” dell’azione penale, espressione di un compromesso politico ed istituzionale. L’istituto “capitalizza” il mero decorso del tempo quale fattore estintivo che cristallizza un predeterminato termine finale dei lavori, toccato il quale l’esperienza penale desinit. Si espelle la prescrizione, si importa l’improcedibilità. Il nastro della regiudicanda deve essere avvolto: plus rien ne va. La “macchina della giustizia” viene fermata “all’ultimo miglio”. Restano diversi interrogativi. Il Governo non ha impedito, con impegni di spesa per l’organico, lo sbocco tanatologico. Lo scenario è inedito: si attesta il processo inconcludente. Si pretende di aver reso giustizia, efficientemente, senza che ci sia stato vero ius dicere e sia stata accertata la punibilità, a cui si rinuncia al calare di uno sbarramento cronologico. Riforma del processo penale, quale adeguata “risposta” alla ragionevole durata o reformatio in peius? L’art. 111 Cost. prevede “la ragionevole durata” e non, ad imitazione dell’art. 13 Cost., che “La legge stabilisce i limiti massimi” alla durata del processo penale. Vengono chiamati in causa gli artt. 112 e 25 Cost. Se la c.d. riforma Cartabia risulta una specie di disinvestimento, bisognerebbe andare oltre.


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