Molte delle virtù di cui le piattaforme digitali si fregiano – come la sostituzione del lavoro umano, la formalizzazione di economie informali, la definizione di forme flessibili e autonome di impiego o la democratizzazione del mercato e dell’impresa – non trovano riscontro nelle evidenze empiriche, ma anzi si intravedono tendenze di senso opposto. Per quanto l’economia di piattaforma appaia come una disruptive innovation , in realtà propone un regime lavorativo in cui è possibile rintracciare forme di sfruttamento – quali cottimo, sorveglianza continua e informalizzazione del lavoro – che da tempo caratterizzano lo scenario economico globale.
Quello che distingue le piattaforme dai passati modelli organizzativi è la produzione continua di dati che riescono a estrarre, processare e impiegare a loro beneficio a partire dai gesti che quotidianamente gli utenti compiono interagendo con le piattaforme. Più che scomparire, il lavoro sembra trasformarsi radicalmente sfuggendo così, il più delle volte, alle norme del regolatore.
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