Marzia Barbera, Renata Semenza
La crisi ambientale e nello specitico i cambiamenti clim atic i ci stanno imponendo di imboccare la via della giusta transizione ecologica, verso un'economia a neutralità carbonica. Questa sfida epocale e non più rimandabile, che richiede di riorganizzare il modo di produrre e di modificare i comportamenti economici, solleva numerosi problemi che toccano le imprese, i lavoratori, i sindacati e la contrattazione collettiva, i territori, i settori di attività economica e le politiche pubbliche, sociali e del lavoro. I nuovi scenari che si sono aperti, partendo da esperienze conosciute, come l'ILVA d.i Taranto, ci mostrano gli effetti diretti sulla regolazione del lavoro e le relazioni industriali, con implicazioni di natura giuridica e socioeconomica. Il processo di transizione non soltanto ha dei costi sociali ed economici evidenti, che acuiscono le diseguaglianze fra Nord e Sud del mondo e in ternamente fra le classi sociali, influendo sulla distribuzione dei redditi, ma il suo esito é condizionato dalle modalità, dai tempi, dal grado di progressività con cui viene realizzato. Forse per la prima volta nella storia moderna ci troviamo di fronte a una crisi che non é guidata dal mercato, ma é una crisi climatica, ambientale. Il tema della giusta transizione parte, infatti, da fattori che sono esogeni al sistema economico e l’idea di un conflitto di interessi fra lavoro e ambiente - che ha origine dal sindacalismo nordamericano - appare oggi fuorviante e anacronistica. II concetto di giusta transizione ecologica é relativamente nuovo per il diritto del lavoro. Con l'intensificarsi della crisi climatica esso ha guadagnato notorietà ma va ancora esplorato, non foss' altro perché di giusta transizione si parla in numerose accezioni. Non vi é molto tempo per farlo considerando che il prossimo decennio sarà un decennio cruciale per contrastare il cambiamento climatico.
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