The judgment commented in this paper, which was rendered in the well-known `mafia capitale' judicial case, is renowned not only for affirming key principles in the field of association but also for its impact on associations aimed at committing acts of bribery. In fact, suet shows an appreciable and innovative effort to set the boundaries between crimes of brit the exercise of a function (article 318 of the Italian Criminal Code) and bribery for an act contrary to official duties (article 319 of the Italian Criminal Code). What comes specifically to the fore is the problematic distinction between the two crimes when the conduct of the public official involves a discretionary act or activity. When commenting the sentence renderer bt the supreme Court, the Author notes that the issue of the criminal liability resulting from the discretionary activity of public officials has always been a thorny issue. This is traditionally due to the danger that the criminal judge may cross the line and provide an evaluation of the so called "adlministrative merits" and now — in the neighboring arena of the abuse of office (art ,1 the Italian Criminal Code.) — also due to the recent reform of Legislative Decree no. 76/2020 which excludes that the latter crime may be found to have been committed in cases of violation of rules of conduct that allow for some degree of discretion. In light of the aforementioned decision and of the newly implemented legislation affecting the abuse of office, a closing crime in the system of offences against the public administration, the Author offers a critical and updated reconstruction of the framework of criminal liability for discretionary conducts.
La sentenza in commento, con la quale è stata definita la nota vicenda giudiziaria di 'mafia capitale', si segnala non solo per aver affermato rilevanti principi in materia di reati associativi, ma anche, con riferimento alle associazioni volte a commettere fatti di corruzione, per un apprezzabile e innovativo sforzo di delimitazione dei confini tra i delitti di corruzione perl' esercizio della funzione (art. 318 c.p.) e di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio (art. 319 c.p.). A venire in relievo, in particolare, è la problematica distinzione tra le due figure delittuose allorché la condotta del pubblico amministratore abbia ad oggetto un' attività o un atto discrezionale. Nel commentare la sentenza della Cassazione, l'autrice osserva come il tema della rilevanza penale dell'attività discrezionale dei pubblici ufficiali ufficiali rappresenti da sempre un nodo problematico. Ciò, tradizionalmente, in ragione del pericolo che il giudice penale sconfini nella valutazione del c.d. merito amministrativo; un pericolo che - nel contiguo ambito dell'abuso d'ufficio (art. 323 c.p.) — rappresenta d'altra parte una fondamentale premessa della recente riforma di cui al d.l. n. 76/2020 (c.d. decreto-semplificazioni) che ha escluso la configurabilità di quest'ultimo reato in ipotesi di violazione di regole di condotta che lascino residuare margini di discrezionalità. Alla luce della sentenza ani della recente novità normativa che ha interessato l'abuso d'ufficio, figura di chiusura del sistema dei delitti contro la p.a., l'Autrice propone una ricostruzione in chiave critica e aggiornata del quadro di rilevanza penale delle condotte discrezionali.
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